Invero, nonostante i componenti dei “The Good, The Bad and The Queen” provengano da esperienze musicali a dir poco seminali (Clash, Blur, Fela Kuti, Verve, tanto da fare esclamare a Damon Albarn “se non venite siete pazzi!”), la band non è sicuramente tra le più seguite in Italia.
D’altronde il loro è un sound tipicamente inglese; o meglio londinese, ma, paradossalmente, il più possibile “meticcio” per ciò che attiene i generi e le esperienze di riferimento:
Sul palco - scarno nella sua scenografia minimale ma efficace, anche per le immagini virate al “seppia” del grande schermo posizionato alla destra della platea -, anche un quartetto d’archi e un percussionista a rendere ancora più suggestivo il sound della band.
Il set ripropone rigorosamente il recente “Merrie Land” (con breve intermezzo per festeggiare i 79 anni di Tony Allen) per poi dedicarsi all’intera esecuzione del primo omonimo lavoro del 2007 (con tre brani che slittano nel bis)...
D’altronde il loro è un sound tipicamente inglese; o meglio londinese, ma, paradossalmente, il più possibile “meticcio” per ciò che attiene i generi e le esperienze di riferimento:
nelle loro sonorità confluiscono il pop, il reggae, i differenti retaggi della Brit, dell’elettronica, le ritmiche di Tony Allen, il basso dub e “pieno” di Paul Simonon - Paul imbracciava quello già suonato con i Clash -, la chitarra precisa di Simon Tong, la voce versatile di Damon Albarn.
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