venerdì 15 novembre 2019

INTERVISTA A TERRY HALL - IL RITORNO DEGLI SPECIALS


“Quando siamo nati con gli Specials abbiamo compreso e giudicato la nostra condizione sociale. Eravamo giovani ragazzi, senza lavoro, senza futuro, zero, un bel niente! Decidemmo di fare qualcosa e di condividere con gli altri i nostri sentimenti...ed è la stessa cosa che stiamo facendo anche oggi. I problemi della società non se ne sono andati. Hanno solo cambiato forma e colore.”.


Terry Hall, voce degli Specials, si concede diretto, essenziale, ma estremamente vero, in occasione della intervista esclusiva rilasciatami lo scorso settembre, in cui mi conferma che il sorprendente successo decretato al ritorno discografico, a ben quaranta anni dall’esordio, di una delle band ska revival più significative, “politiche” e progressiste della scena inglese dell’epoca Tatcheriana, rappresenta, ora come allora, la portata emergenziale - e il conseguente risveglio culturale - della nuova, ultima, crisi sociale e politica che ferisce l’Inghilterra. Sollevata, oggi, dalla Brexit, ormai rivelatasi come il prodotto ingannatorio di un sistema politico-governativo estremista, persuasivo e reazionario.
Il nuovo album “Encore” non delude le aspettative, lanciando gli Specials in vetta alle classifiche inglesi per diverse settimane: i dieci brani - avvincente mix di generi che vanno dal dub al soul- funk, dal tex-mex al reggae-ska - si caratterizzano tutti per il messaggio sociale e politico restituito senza mezze misure, diretto, netto, di chiara censura verso quanto sta accadendo in Inghilterra. Sul punto Terry mi confida: - “Encore” è stato accolto molto bene ed è davvero commovente. Speriamo che la gente ascolti con le orecchie aperte. I nostri messaggi non cambiano davvero mai, non stiamo predicando, stiamo solo parlando di cose che ci riguardano. Senza speranza non abbiamo niente! La Brexit è un incubo totale. Sia per chi vorrebbe rimanere in Europa sia per chi se ne vuole andare. Sta cambiando la forma della politica britannica. Speriamo che alla fine riesca a fare emergere comunque qualcosa di buono -.

È evidente il rinnovato impegno politico e sociale di una band, quella appunto degli Specials, che non si è mai sottratta a posizioni radicali, sia politiche, che musicali.

Lo Ska Revival nasce come evoluzione del Punk, corrente troppo spesso derubricata a mero fenomeno di costume. Ma quel punk primordiale, quello della fine degli anni ’70, ha invece saputo convogliare in sé culture, sottoculture, etiche ed estetiche, il più delle volte rispondenti a realtà marginalizzate o relegate precedentemente a posizioni di nicchia, che all'interno di una nuova scena, ampia e variegata, hanno ripreso nuova vita e soprattutto identità.

Così accadde per la Black Music, apparentemente così antitetica al movimento, ma che inglobata, anche grazie ai Clash e a DJ Don Letts, alla scena punk quasi esclusivamente “bianca”, portò con sé, tra il ’77 e il ’78, i semi di quello che di lì a poco sarà definito “Ska Revival”.
Uno sparuto gruppo di band si aggregò intorno a un sound che aveva l'energia del punk, ma la ritmica in levare tipicamente giamaicana, “velocizzata” e modernizzata. 

La 2Tone Records, etichetta fondata dal tastierista degli Specials, Jerry Dammers, e i gruppi ad essa riconducibili, vi introdussero contorni politici e sociali. Band come gli Specials e i Selecter erano costituiti da musicisti bianchi e neri: poiché inusuale nell'Inghilterra pur già meticcia della fine degli anni ’70, questa scelta si evidenziò come definitivo elemento di rottura con il passato.


Terry Hall fu iniziatore e protagonista di questa nuova scena quando, tra le cupe ciminiere di Coventry - una città industriale nel centro dell’Inghilterra, spesso ricordata solo per essere stata rasa al suolo dai nazisti trent'anni prima - fondò la band dei Coventry Automatics.
Ad aiutare Terry e compagni - la band aveva cambiato nome in Special AKA, destinato ad ufficializzarsi subito dopo in Specials - sarà un inaspettato invito dei Clash a seguirli nel loro “On parole tour” del 1978, che il gruppo sfruttò appieno. Hall mi conferma con entusiasmo la considerazione di tutta la band verso quella esperienza: “I Clash sono stati di grande ispirazione. Per un certo periodo siamo stati gestiti dal loro manager Bernie Rhodes. Facevamo le prove nella loro stessa sala e loro ci incoraggiavano tantissimo. Il tour è stato fantastico, anche se non avevamo un posto in cui dormire e niente altro! Diciamo sempre che abbiamo iniziato il tour ancora come un’idea di gruppo e lo abbiamo finito come una vera band”.


Nel gennaio del 1979 il tastierista Jerry Dammers fonda la 2Tone Records e nel maggio dello stesso anno gli Specials registrano e pubblicano il singolo “Gangsters”. Il brano arriva al sesto posto e la band decolla, grazie anche ai successivi 45 giri “A message to you Rudy” e, soprattutto, “Too much too young” che per due settimane resta in testa alle classifiche inglesi. 
Poi si succedono cambiamenti di formazione, scioglimenti, litigi e reunion. “Ghost Town”, nel 1981, fu l'ultimo singolo registrato dalla formazione originale. Arrivò in vetta alle charts e fu acclamato “brano dell'anno”.



Terry prese altre strade artistiche, tra Fun Boy Three, Colourfield e progetti solisti. Esperienze non sempre coronate da grandi successi, ma lui non se ne rammarica: “Dopo aver sciolto gli Specials volevo solo andare avanti e continuare a scoprire. E sono molto contento del risultato. Essere un artista è una vocazione che dura tutta una vita. Qualche volta vinci, altre perdi, non importa. Pensa che non ho mai letto una recensione di qualsiasi cosa abbia fatto. Si tratta solo di creare. Tutto qua.



Terry è comunque molto chiaro quando gli chiedo della posizione degli Specials all’interno del movimento ska: “Non ci siamo mai considerati un gruppo ska. Certo, abbiamo fatto riferimento allo ska ma anche al punk, al reggae, al soul. Non pensiamo davvero a quella etichetta. Noi suoniamo e scriviamo come ci sentiamo senza alcun confine musicale.” 
Quando poi gli faccio notare che l’impegno politico e sociale della band nel nuovo album appare più marcato e ancora più concentrato su quanto accade intorno mi conferma: “Per scrivere i testi mi limito a osservare. Ascoltando le persone su un autobus o in un caffè. A volte trovo impossibile comunicare un sentimento o un'emozione agli altri. Così finisco per scriverne. L'ispirazione è là fuori. Ovunque.” 

Terry è comunque cauto e disilluso rispetto alla possibilità che attraverso i testi delle canzoni e la presa di posizione di un artista sia possibile cambiare le coscienze: “Penso che da artista posso condividere e suggerire delle idee...ma non mi aspetto mai un cambiamento, solo opinioni.” 

Gli chiedo poi quali siano oggi i suoi ascolti: “Penso che il vero vantaggio di internet sia che puoi scoprire così tanta musica. E io mi ritrovo a farlo costantemente. Attualmente sto ascoltando un sacco di reggae degli anni 70. E pensa, anche i Beach Boys!

Al termine della nostra intervista mi viene da pensare che lo sguardo spesso accigliato di Hall sia l’involontario riflesso di un mondo che gli appare sempre uguale, stesse problematiche e tensioni sociali, stessa politica che sceglie di fomentare la discriminazione; ma rispetto al quale conservare uno sguardo di speranza: “Ho guardato in tutto il mondo, potrebbe essere un bel posto in cui vivere. Assicurati di essere visto e ascoltato e dai alle cose il valore che si meritano. Ho guardato in tutto il mondo. Dobbiamo prenderci cura l'uno dell’altro” (We sell hope” da “Encore”).

On Air: 
Vote For Me (The Specials) https://youtu.be/B_Y4VwDs_KE
Too Much Too Young (The Specials) https://youtu.be/8eClAL1LCRk