venerdì 15 novembre 2019

INTERVISTA A TERRY HALL - IL RITORNO DEGLI SPECIALS


“Quando siamo nati con gli Specials abbiamo compreso e giudicato la nostra condizione sociale. Eravamo giovani ragazzi, senza lavoro, senza futuro, zero, un bel niente! Decidemmo di fare qualcosa e di condividere con gli altri i nostri sentimenti...ed è la stessa cosa che stiamo facendo anche oggi. I problemi della società non se ne sono andati. Hanno solo cambiato forma e colore.”.


Terry Hall, voce degli Specials, si concede diretto, essenziale, ma estremamente vero, in occasione della intervista esclusiva rilasciatami lo scorso settembre, in cui mi conferma che il sorprendente successo decretato al ritorno discografico, a ben quaranta anni dall’esordio, di una delle band ska revival più significative, “politiche” e progressiste della scena inglese dell’epoca Tatcheriana, rappresenta, ora come allora, la portata emergenziale - e il conseguente risveglio culturale - della nuova, ultima, crisi sociale e politica che ferisce l’Inghilterra. Sollevata, oggi, dalla Brexit, ormai rivelatasi come il prodotto ingannatorio di un sistema politico-governativo estremista, persuasivo e reazionario.
Il nuovo album “Encore” non delude le aspettative, lanciando gli Specials in vetta alle classifiche inglesi per diverse settimane: i dieci brani - avvincente mix di generi che vanno dal dub al soul- funk, dal tex-mex al reggae-ska - si caratterizzano tutti per il messaggio sociale e politico restituito senza mezze misure, diretto, netto, di chiara censura verso quanto sta accadendo in Inghilterra. Sul punto Terry mi confida: - “Encore” è stato accolto molto bene ed è davvero commovente. Speriamo che la gente ascolti con le orecchie aperte. I nostri messaggi non cambiano davvero mai, non stiamo predicando, stiamo solo parlando di cose che ci riguardano. Senza speranza non abbiamo niente! La Brexit è un incubo totale. Sia per chi vorrebbe rimanere in Europa sia per chi se ne vuole andare. Sta cambiando la forma della politica britannica. Speriamo che alla fine riesca a fare emergere comunque qualcosa di buono -.

È evidente il rinnovato impegno politico e sociale di una band, quella appunto degli Specials, che non si è mai sottratta a posizioni radicali, sia politiche, che musicali.

Lo Ska Revival nasce come evoluzione del Punk, corrente troppo spesso derubricata a mero fenomeno di costume. Ma quel punk primordiale, quello della fine degli anni ’70, ha invece saputo convogliare in sé culture, sottoculture, etiche ed estetiche, il più delle volte rispondenti a realtà marginalizzate o relegate precedentemente a posizioni di nicchia, che all'interno di una nuova scena, ampia e variegata, hanno ripreso nuova vita e soprattutto identità.

Così accadde per la Black Music, apparentemente così antitetica al movimento, ma che inglobata, anche grazie ai Clash e a DJ Don Letts, alla scena punk quasi esclusivamente “bianca”, portò con sé, tra il ’77 e il ’78, i semi di quello che di lì a poco sarà definito “Ska Revival”.
Uno sparuto gruppo di band si aggregò intorno a un sound che aveva l'energia del punk, ma la ritmica in levare tipicamente giamaicana, “velocizzata” e modernizzata. 

La 2Tone Records, etichetta fondata dal tastierista degli Specials, Jerry Dammers, e i gruppi ad essa riconducibili, vi introdussero contorni politici e sociali. Band come gli Specials e i Selecter erano costituiti da musicisti bianchi e neri: poiché inusuale nell'Inghilterra pur già meticcia della fine degli anni ’70, questa scelta si evidenziò come definitivo elemento di rottura con il passato.


Terry Hall fu iniziatore e protagonista di questa nuova scena quando, tra le cupe ciminiere di Coventry - una città industriale nel centro dell’Inghilterra, spesso ricordata solo per essere stata rasa al suolo dai nazisti trent'anni prima - fondò la band dei Coventry Automatics.
Ad aiutare Terry e compagni - la band aveva cambiato nome in Special AKA, destinato ad ufficializzarsi subito dopo in Specials - sarà un inaspettato invito dei Clash a seguirli nel loro “On parole tour” del 1978, che il gruppo sfruttò appieno. Hall mi conferma con entusiasmo la considerazione di tutta la band verso quella esperienza: “I Clash sono stati di grande ispirazione. Per un certo periodo siamo stati gestiti dal loro manager Bernie Rhodes. Facevamo le prove nella loro stessa sala e loro ci incoraggiavano tantissimo. Il tour è stato fantastico, anche se non avevamo un posto in cui dormire e niente altro! Diciamo sempre che abbiamo iniziato il tour ancora come un’idea di gruppo e lo abbiamo finito come una vera band”.


Nel gennaio del 1979 il tastierista Jerry Dammers fonda la 2Tone Records e nel maggio dello stesso anno gli Specials registrano e pubblicano il singolo “Gangsters”. Il brano arriva al sesto posto e la band decolla, grazie anche ai successivi 45 giri “A message to you Rudy” e, soprattutto, “Too much too young” che per due settimane resta in testa alle classifiche inglesi. 
Poi si succedono cambiamenti di formazione, scioglimenti, litigi e reunion. “Ghost Town”, nel 1981, fu l'ultimo singolo registrato dalla formazione originale. Arrivò in vetta alle charts e fu acclamato “brano dell'anno”.



Terry prese altre strade artistiche, tra Fun Boy Three, Colourfield e progetti solisti. Esperienze non sempre coronate da grandi successi, ma lui non se ne rammarica: “Dopo aver sciolto gli Specials volevo solo andare avanti e continuare a scoprire. E sono molto contento del risultato. Essere un artista è una vocazione che dura tutta una vita. Qualche volta vinci, altre perdi, non importa. Pensa che non ho mai letto una recensione di qualsiasi cosa abbia fatto. Si tratta solo di creare. Tutto qua.



Terry è comunque molto chiaro quando gli chiedo della posizione degli Specials all’interno del movimento ska: “Non ci siamo mai considerati un gruppo ska. Certo, abbiamo fatto riferimento allo ska ma anche al punk, al reggae, al soul. Non pensiamo davvero a quella etichetta. Noi suoniamo e scriviamo come ci sentiamo senza alcun confine musicale.” 
Quando poi gli faccio notare che l’impegno politico e sociale della band nel nuovo album appare più marcato e ancora più concentrato su quanto accade intorno mi conferma: “Per scrivere i testi mi limito a osservare. Ascoltando le persone su un autobus o in un caffè. A volte trovo impossibile comunicare un sentimento o un'emozione agli altri. Così finisco per scriverne. L'ispirazione è là fuori. Ovunque.” 

Terry è comunque cauto e disilluso rispetto alla possibilità che attraverso i testi delle canzoni e la presa di posizione di un artista sia possibile cambiare le coscienze: “Penso che da artista posso condividere e suggerire delle idee...ma non mi aspetto mai un cambiamento, solo opinioni.” 

Gli chiedo poi quali siano oggi i suoi ascolti: “Penso che il vero vantaggio di internet sia che puoi scoprire così tanta musica. E io mi ritrovo a farlo costantemente. Attualmente sto ascoltando un sacco di reggae degli anni 70. E pensa, anche i Beach Boys!

Al termine della nostra intervista mi viene da pensare che lo sguardo spesso accigliato di Hall sia l’involontario riflesso di un mondo che gli appare sempre uguale, stesse problematiche e tensioni sociali, stessa politica che sceglie di fomentare la discriminazione; ma rispetto al quale conservare uno sguardo di speranza: “Ho guardato in tutto il mondo, potrebbe essere un bel posto in cui vivere. Assicurati di essere visto e ascoltato e dai alle cose il valore che si meritano. Ho guardato in tutto il mondo. Dobbiamo prenderci cura l'uno dell’altro” (We sell hope” da “Encore”).

On Air: 
Vote For Me (The Specials) https://youtu.be/B_Y4VwDs_KE
Too Much Too Young (The Specials) https://youtu.be/8eClAL1LCRk


venerdì 18 ottobre 2019

HANNAH WILLIAMS & THE AFFIRMATIONS - esce con la RecordKiks il nuovo album 50 Foot Woman

La RecordKicks, una delle migliori etichette della scena internazionale soul/black, va di nuovo a segno.

A due anni dal precedente “Late Nights & Heartbreak” riconferma Hannah Williams nel suo catalogo con un nuovo efficacissimo album, con gli Affirmations, in uscita oggi.


La voce profonda e dai toni fortemente black della cantante di Bristol - che nel frattempo aggiunge al curriculum anche un prezioso featuring in “4:44”, traccia che dà il titolo all’ultimo album del rapper statunitense Jay-Z, scritta come risposta a “Lemonade” di Beyoncé - domina un potentissimo mix di groove e sonorità funk-soul, e, ancora, tinte blues e gospel, per una produzione di rara eleganza, che guarda a suoni vintage, ma li ripropone in chiave modernissima e attuale.


La band torna in Italia a fine novembre: il 28 a Torino (sPAZIO211), il 29 a Bologna (Locomotiv Club - prima di loro, i bolognesi New Colour), il 30 a Milano (Arci Biko).
Grazie a Martina di Record Kicks, Hannah ha risposto ad alcune domande sull'album.

Blogger: Come è nata la collaborazione con RecordKicks?
Hannah W: Gli abbiamo inviato nel 2010 il nuovo 45 giri autoprodotto The Tastemaker days. Gli è piaciuto. Ci hanno fatto firmare. Facile eh? Ah ah!


Blogger: La tua carriera è cambiata con quella famosa telefonata di Jay Z. La tua è la voce principale della canzone. Puoi raccontarci come è andata?
Hannah W: Sicuro. Ero su un pullman sulla strada per Leeds (Inghilterra del Nord) con 45 dei miei studenti del coro per un festival. Jai (il batterista che all'epoca lavorava come manager) mi chiamò per dire che Jay Z avrebbe potuto telefonarmi per avere un campionamento della mia voce. Pensavo stesse mentendo!!! Ma ero comunque eccitatissima. Il telefono non ha squillato per tutto il weekend, quindi ho cercato di dimenticarmene.
Sulla strada di casa da Leeds, un paio di giorni dopo, ho tirato fuori il telefono per chiamare mio marito e c'erano 2 chiamate perse da un numero americano e un messaggio "Ciao Hannah, so che sei occupata, ma potresti farmi un chiamata quando hai un momento. Jay”. Non sapevo ancora se crederci, ma sono tornata a casa, ho chiamato il numero dalla mia piccola camera da letto e ... era davvero Shawn Carter !!! (il vero nome di Jay Z n.d.r.)
Ha detto che aveva scritto la sua canzone più personale tenendo conto della mia voce e che voleva campionare la nostra canzone.
Ho registrato alcune versioni diverse dei testi dato che non era sicuro quale sarebbe stata la storia della canzone... abbiamo aspettato il giorno in cui il mondo intero l'avrebbe ascoltata, il 30 giugno. Fu solo allora che scoprimmo che il campione era sostanzialmente l'intera canzone, che era la title track, e che sostanzialmente erano le scuse per Beyonce!
Questo è stato un grande catalizzatore per cambiare le cose per tutti noi. Tra l'altro è stato un grande stimolo per scrivere nuovo materiale, pur suonando oltre 100 concerti nei mesi seguenti e viaggiando più che mai (Blue Note a Tokyo, Central Park Summer Stage, Tour Canadese ecc.). È stato un anno folle. Ha significato un grande cambiamento personale per me. Non potevo continuare a fare il mio lavoro come direttore creativo di musica all'università di Winchester E andare in tour. E avere tempo per mio marito e nostro figlio. Quindi... ho rinunciato al mio lavoro e ho iniziato un'attività come vocal coach.
Ora, a distanza di 2 anni, pubblicheremo il miglior lavoro che abbiamo mai scritto e non potrei essere più felice!
50 Foot Woman sarà il nostro White Album. Vieni avanti universo !!!! Manifestati!

Blogger: A questo proposito, dopo Jay Z, con quale cantante o musicista ti piacerebbe collaborare?
Hannah W: Al momento mi fa impazzire Brittany Howard. Ha un album solista in uscita e non vedo l'ora di ascoltarlo. È così selvaggia e forte ma vulnerabile e bizzarra allo stesso tempo. La amo. Penso che le nostre voci insieme sarebbero una potenza (I think our voices would kick ass together).

Blogger: Cosa e quanto è cambiato, rispetto agli album precedenti, in "50 Foot Woman"
Hannah W: Molto è cambiato. Questo album è assolutamente nostro ed è il prodotto di un lungo e naturale processo di sviluppo. Tutti e 9 siamo stati completamente coinvolti nel materiale dal primo giorno e la nostra identità collettiva è maturata ed è diventata molto presente in questo disco.
Abbiamo avuto l'estrema fortuna di essere stati in grado di presentare quasi tutto l'album durante un lungo tour. Misurare la risposta del nostro pubblico è al centro del nostro processo di sviluppo. Per farla breve...se lo adorano...gli diamo tutta la nostra attenzione. Questo album è un grande passo da Late Nights and Heartbreak, che è diventato un disco molto importante per noi. Sapevamo che dovevamo essere audaci e offrire qualcosa che sarebbe stato indiscutibilmente adorato dal nostro pubblico. Spero davvero di averlo inchiodato !! * incrociamo le dita *


Blogger: Ci è voluto molto tempo per comporre e registrare il nuovo album? Secondo me il tuo migliore in assoluto.
Hannah W: Grazie mille Clarice. Lo pensiamo anche noi. Ah ah!
Come ho detto, siamo stati fortunati ad avere l'opportunità di proporre prima il materiale in tour. Gran parte è stato scritto da ben 2/3 anni, ma alcuni brani sono più recenti. Il processo di registrazione tuttavia è stato MOLTO veloce. Abbiamo parlato con Record Kicks nell'inverno del 2018 e abbiamo iniziato a registrare a febbraio 2019. Abbiamo terminato entro la fine di marzo dopo aver avuto circa 12 giorni per completare il tutto. L'obiettivo principale del nostro meraviglioso amico e produttore Shawn Lee (che ha messo in pratica i nostri desideri) è stato quello di catturare il suono del nostro spettacolo dal vivo in studio. Quindi, il processo che abbiamo scelto per registrare è stato di aiuto proprio per questo. Abbiamo registrato dal vivo su nastro e sovrainciso solo le voci dei cori. La voce solista, i fiati e la sezione ritmica, praticamente ogni traccia è alla prima take. Ne siamo super orgogliosi! Shawn è un mago e ha lavorato con la sua magia segreta per portare le nostre tracce dal vivo al livello successivo. Non potremmo essere più felici del risultato.
 
Blogger: Cosa mi dici di "What can we do", una canzone piuttosto complessa e insolita, dal gospel al funk orchestrato. Davvero affascinante!
Victoria Klewin – Compositrice
Nel corso degli anni ho cantato e studiato molta musica corale e -a cappella-. L'introduzione è stata scritta molti anni fa pensando a un coro -a cappella-. Ma non ne ho mai fatto nulla, quindi è stato solo sul mio computer per anni. L'ho scritto cantando le parti, registrandole e poi ho continuato a rielaborarle fino a quando non sono stata soddisfatta. L'ho portato a Hannah e con lei abbiamo messo tutto insieme quello che ascolti nel disco.
Hannah W: Questa è una canzone davvero speciale per me. Il modo in cui tutto si è unito a tre idee fantastiche, tutte scritte da Victoria, è stato davvero favoloso. Non solo scorreva concettualmente e liricamente bene, ma le melodie si incastonavano insieme come gli ultimi tre pezzi di un puzzle. Abbiamo apprezzato molto il processo di costruzione di questa registrazione, che si è evoluto nel corso degli anni per renderlo ancora più avvincente e soddisfacente. La relazione tra Hannah Nicholson (corista), Victoria e me è molto speciale e particolare. Sono le due MIGLIORI cantanti con cui abbia mai lavorato. Tutte abbiamo voci molto distintive e diverse, ma in qualche modo, quando cantiamo insieme, è difficile distinguerci. Spesso non parliamo nemmeno di ciò che stiamo facendo. Cantiamo e "sentiamo" davvero l'armonia. È come una strana osmosi musicale. Questa canzone in particolare mette davvero in mostra la relazione che abbiamo.

Bill Withers
Blogger: Quali sono le tue principali influenze vocali e di gruppo?
Hannah W: Ce ne sono molte. Tutti ascoltiamo e suoniamo una vasta gamma di stili musicali. Jazz, latino, afrobeat, corale, gospel, folk, classico, sperimentale, rock, opera…
Alcuni dei miei eroi sono: Charles Bradley, Sharon Jones, Nina Simone, Etta James, Bill Withers, Minne Ripperton, Aretha Franklin, Thom Yorke, Jamie Liddell, Michael Kiwanuka, Pete Josef…ma ci sono davvero tante voci da cui sono ispirata. Sono tutti molto caratteristici, diversi e fanno le loro cose. Questo è ciò che ogni cantante dovrebbe fare secondo me. 
Sharon Jones


L'ispirazione è una cosa, ma poi metterlo in pratica è un'altra. Tu lo fai! Le tue differenze sono ciò che ti rende interessante.



On air: 50 Foot Woman - Hannah Williams & The Affirmations https://youtu.be/HwevxY90Z8Q
Who is He - Bill Withershttps://youtu.be/9vlM1ekJ144
I Just Dropped In To See What Condition My Condition is In  https://youtu.be/AuqEoQr8p4Y

mercoledì 24 luglio 2019

The Good, The Bad & The Queen - Lucca Summer Festival, 20 luglio 2019

La piazza non era gremitissima, il concerto non era sold out, ma la coraggiosa scelta del Lucca Summer Festival ha appagato le aspettative.

Invero, nonostante i componenti dei “The Good, The Bad and The Queen” provengano da esperienze musicali a dir poco seminali (Clash, Blur, Fela Kuti, Verve, tanto da fare esclamare a Damon Albarn “se non venite siete pazzi!”), la band non è sicuramente tra le più seguite in Italia.
D’altronde il loro è un sound tipicamente inglese; o meglio londinese, ma, paradossalmente, il più possibile “meticcio” per ciò che attiene i generi e le esperienze di riferimento: 


nelle loro sonorità confluiscono il pop, il reggae, i differenti retaggi della Brit, dell’elettronica, le ritmiche di Tony Allen, il basso dub e “pieno” di Paul Simonon - Paul imbracciava quello già suonato con i Clash -, la chitarra precisa di Simon Tong, la voce versatile di Damon Albarn.

Sul palco - scarno nella sua scenografia minimale ma efficace, anche per le immagini virate al “seppia” del grande schermo posizionato alla destra della platea -, anche un quartetto d’archi e un percussionista a rendere ancora più suggestivo il sound della band.


Il set ripropone rigorosamente il recente “Merrie Land” (con breve intermezzo per festeggiare i 79 anni di Tony Allen) per poi dedicarsi all’intera esecuzione del primo omonimo lavoro del 2007 (con tre brani che slittano nel bis)...



...per uno spettacolo coinvolgente, ipnotico, moderno.


mercoledì 5 giugno 2019

AROUND THE STAGE: AT THE MATINEE - NYHC e CBGB nel nuovo documentario di Giangiacomo De Stefano

E' necessaria una premessa: mai dedica mi fu più gradita quale quella di una cara amica social, che, in occasione di una challenge musicale, mi invitò a partecipare chiamandomi "la ragazza del CBGB's", rifacendosi, evidentemente, alla mia passione/ossessione per il tempio newyorchese della "blank generation", il luogo di massima celebrazione ed espressione della scena punk.
Il CBGB's è chiuso ormai da anni: attualmente i locali - sulla Bowery -ospitano il brand store dello stilista americano John Varvatos.
Non posso dunque non annunciare, all'interno della neonata rubrica AROUND THE STAGE, l'anteprima mondiale al BiograFilm Festival - Cineteca di Bologna, Sala Europa, 15 giugno, ore 22.00 - di un nuovo documentario dedicato al CBGB: AT THE MATINEE di Giangiacomo De Stefano. 
Prodotto da La Sarraz Pictures, il film è dedicato ai gruppi della scena del (New York) Hardcore e in particolare ai "Sunday Hardcore Matinèe" i concerti organizzati, nel decennio 80'/'90', all'interno dello storico locale nelle ore pomeridiane.



Io e De Stefano ne abbiamo parlato...





Blogger: Di cosa ti occupi…

DS: "Sono produttore e in alcuni casi regista presso Sonne Film, la mia casa di produzione."  

Blogger: Mi fai un breve riassunto di quello che hai prodotto e/o diretto in questi anni? 

DS: "Beh la lista è molto lunga. Al centro del mio lavoro c’è sicuramente il mondo del documentario che da sempre mi interessa e che molto spesso è non solo il mio lavoro, ma una vera e propria ossessione. In questi anni ho collaborato e lavorato con realtà come la Rai nelle sue molteplici forme (Rai Cinema, Rai3, La storia siamo noi, DOC3, Geo), e poi Sky arte, La effe-Feltrinelli, Classica e tante altre realtà televisive e produttive nazionali e anche internazionali."




Blogger: Mi sembra di capire che il mondo della musica è al centro dei tuoi progetti, vero?

DS: "Si, assolutamente. Realizzare serie e documentari mi permette di coniugare interessi come appunto la musica, ma anche la storia e la politica. Poi in generale mi interesso di progetti che siano prima di tutto universali. Non mi attirano le storie parziali e che interessano poca gente. Quello che cerco è qualcosa che possa essere guardato da un pubblico più ampio possibile."

Blogger: So che hai anche suonato in passato. Che mi dici a proposito?

DS: "Per prima cosa voglio puntualizzare che mai mi sono sentito un musicista e che il mio coinvolgimento nella musica, iniziato quando avevo 13/14 anni nella seconda metà degli anni 80’, non è stato solo quello di suonare in gruppi musicali hardcore punk, ma organizzare concerti (anche piccolissimi), redigere fanzine, fare grafica di dischi, collaborare alla loro uscita e tutta una serie di attività che hanno a che fare con il DIY nel suo senso più sincero e lasciami dire, oltranzista. Ancora oggi suono, anche se è una attività marginale e, come dico da un pò, a tempo determinatissimo."


Blogger: a questo punto, la tua playlist assoluta, i tuoi dischi preferiti...

DS: "Tra i tantissimi, direi, a costo di essere scontato, “Rock for light”, “Reign in blood” e “Age of quarrel”."

Blogger: Il tuo ultimo film tratta la storia di un club importante come il CBGB?

DS: "
Il documentario verrà presentato in anteprima presso il Biografilm. Racconta ciò che rese grande il CBGB negli anni 80’. Molti ricordano il club per Blondie e Ramones, ma spesso si scorda che ciò che tenne in piedi quel club furono i Matinee hardcore."


Blogger: Perché un film sugli HC matinée?
DS: "Quando ero un ragazzino vidi su di una rivista Metal la foto e la recensione di uno di questi concerti diurni. I ragazzi dal mio punto di vista erano fighi e come tanti, dopo che Gorilla Biscuits e Youth of Today vennero in Europa nel 1989, venni toccato da quella musica e da quel modo di essere."


Blogger: Parli dell’hardcore di New York?

DS: "Si esattamente. Nella seconda metà degli anni 80’, in Italia l’hardcore di New York era sulla bocca di tutti, ma era solo una proiezione che veniva dall’ascolto dei gruppi più noti come Cro-Mags e Agnostic Front e poi dagli Anthrax che indossavano magliette di gruppi hardcore, così come molte band thrash Metal..."


"...Fatta eccezione però per i Cro-Mags, che fecero solo qualche data in Germania e in Inghilterra, nessun gruppo hardcore newyorkese arrivò dalle nostre parti. Quando Youth of Today e Gorilla Biscuits vennero a suonare tutto cambiò. New York e l’hardcore, compreso lo straight edge, influenzarono la scena europea."





Blogger: Chi è il protagonista del documentario?





DS: "Walter Schreifels, chitarrista e compositore dei Gorilla Biscuits, nonché cantante dei Quicksand e poi membro di Project X, Warzone e Youth of Today. "



Blogger: Per quale pubblico è pensato il film e dove lo vedremo? 

DS: "Per un pubblico ampio, interessato non solo alla musica: attraverso At the Matinée si può comprendere meglio come è cambiata New York negli ultimi decenni.
Lo si vedrà in anteprima al Biografilm il 15 giugno, poi saremo nelle sale delle principali città italiane e successivamente lo si potrà vedere su Sky Arte. Sull’estero stiamo ancora lavorando. Non mancano le proposte e nonostante sia un film pensato principalmente per il pubblico statunitense, dobbiamo capire ancora alcune cose per ciò che concerne la distribuzione."




Blogger: Manca il CBGB?

DS: "Io ci sono stato nel 93 e fu una delusione. Era un posto piccolo e ci suonavano gruppi davvero poco interessanti. Il CBGB è ricordato come il più importante club rock al mondo. I matinee e il loro essere così selvaggi contribuirono a creare questo mito. Fu però un periodo breve. Le cose belle e interessanti durano poco. "

Blogger: Progetti futuri?

DS: "Insieme a due registe sto producendo un documentario sulla storia della discoteca in Italia."

On Air: Rock for Light - Bad Brains https://youtu.be/w1xxvivISPk
Blank Generation - Richard Hell & The Voidoids https://youtu.be/-HMXuL0SShA

venerdì 31 maggio 2019

AROUND THE STAGE: GIORDANO SANGIORGI patron di MEI (Meeting delle Etichette Indipendenti)

Con l'intervista a Giordano Sangiorgi prende il via una nuova rubrica del mio Blog: AROUND THE STAGE
uno spazio dedicato a quelle figure che sostengono, raccontano e organizzano le attività culturali e di spettacolo; a quelli che gravitano attorno ai "palchi", quelli che ne narrano i contenuti, i protagonisti e le storie, attraverso la carta stampata, la pellicola, le immagini.

Giordano Sangiorgi è un "militante" dello spettacolo, è un fervido sostenitore e organizzatore di attività culturali.
Giordano Sangiorgi - presidente di AUDIOCOOP (associazione che si rivolge alla scena discografica e audiovisiva italiana indipendente - editori, produttori, artisti e videomaker) - è il patron e deus ex machina del MEI (Meeting delle Etichette Indipendenti), la più importante kermesse della scena Indie, che quest'anno, nella storica location faentina, giunge alla sua 25esima edizione.

Io e Giordano abbiamo fatto due chiacchiere...


BANDA BASSOTTI
Blogger: Quando hai iniziato a fare della tua passione per la musica un lavoro? ricordo un concerto della Banda Bassotti da te organizzato nei primi anni 90’…cosa lo ha preceduto e cosa ha fatto seguito?

GS: "Brava: quella è stata proprio una delle molle, con loro siamo ancora amici ed e’ stato il successo di questi concerti insieme al boom di Faenza Rock a portarmi a ideare il Meeting delle Etichette Indipendenti, partito per le prime due edizioni con il nome Festival delle Autoproduzioni, con ospiti come i Bluvertigo, per citarne uno."




Blogger: Come nasce il MEI e come è cambiato negli anni…

GS: "Il MEI nasce dalla felice intuizione di creare, a meta’ degli Anni Novanta, un appuntamento annuale nazionale per tutti i nuovi produttori indipendenti, con al seguito gli artisti e i promoter nonché tutta la filiera creativa e artistica, dando così un "megafono" culturale a una produzione vasta che si stava sviluppando in tutta la provincia italiana e che rischiava di restare senza un punto di riferimento comune, come si proponeva di fare il MEI, di passare sotto silenzio. Nell’era pre-internet scoprimmo, così, che c’era una gran voglia di incontrarsi, almeno una volta l’anno, e fu subito boom con migliaia e migliaia di presenze, con il picco vero e proprio nel 2005, con 500 stand e 30 mila presenze. In 25 anni la percentuale di musica indipendente in Italia sul mercato e’ passata così dal 3 al 37%: avevamo ragione quando abbiamo scommesso in queste nuove produzioni, in un’epoca in cui la discografia e la musica ufficiale, ritenevano gli indipendenti musica di serie B, sbagliando clamorosamente. Poi l’altra felice intuizione fu quella di farne un grande "calderone creativo", in una sorta di "anarchia organizzata" in cui avveniva tutto contemporaneamente, e tutti potevano essere, allo stesso tempo, protagonisti e spettatori. Un modello mai visto prima in Italia (nello stesso momento stand operativi, piu’ palchi live, convegni, presentazioni, interviste e tanto altro), poi clonatissimo, naturalmente. Oggi la stessa formula rinnovata verte soprattutto sul circuito dei festival e contest per emergenti, che si ritrovano al MEI 25 anni dopo per lo stesso motivo". 


GHALI
Blogger: Realtà che sono emerse da quella esperienza?

GS: "Tantissime. Elencarle tutte e’ praticamente impossibile, ma faccio due esempi uno degli esordi e uno di oggi per capire quanto il MEI sia la piattaforma di scouting più importante, da sempre a favore della nuova musica italiana indipendente ed emergente.
Nelle prime edizioni premiammo con il primo premio MEI gli sconosciutissimi Baustelle con il loro primo lavoro, centrando in pieno il futuro di questa band, allora agli esordi, mentre solo tre anni fa abbiamo premiato per l’Hip Hop uno sconosciutissimo Ghali, che muoveva i primi passi, ma gia’ con al seguito un bello stuolo di teen fan underground. In mezzo abbiamo centrato tantissimi premiati, uno su tutti Ermal Meta, che premiammo gia, comprendendone le doti, 12 anni fa, con la sua prima band"
.

BAUSTELLE
Blogger: Si può ancora parlare di scena musicale indipendente oggi, nell’epoca della rete (internet)?
GS: "Si ancora di piu’. Il concetto di “indipendente” per noi e’ un concetto di tipo produttivo: cioè una piccola impresa indipendente, senza contatti con le major, che auto-producono un progetto musicale in cui credono, rischiando in proprio. Direi che oggi viviamo del tutto nella scena indipendente che, all’interno del mercato globale, sta diventando oramai la vera e propria produzione nazionale." 


Blogger: Quali sono le realtà indipendenti a te più vicine?
GS: "Quelle curiose e che lavorano per innovare, non legate a schemi e luoghi comuni ma aperte al crossover musicale, culturale e progettuale."
FAENZA/MEI
Blogger: Prossime iniziative MEI…
GS: "Festeggiare le 25 edizioni in modo degno e sobrio dal 4 al 6 ottobre a Faenza. Una tappa importante di cui si e' accorta anche la Rai che ci ha dato ampio spazio quest’anno, sia in tv che in radio. Ma diamo appuntamento prima a tutti il 21, 22 e 23 giugno, alla Festa della Musica dei Giovani a Matera, nella Capitale Europea della Cultura. Da non perdere."



Blogger: Il diritto d’autore oggi: quanto hanno inciso e come ancora incideranno le ultime riforme legislative?

GS: "Moltissimo, oggi con la scomparsa del mercato discografico con il supporto fisico, sono i veri player del mercato con il piu’ alto fatturato. Al centro vi dovranno sempre essere gli interessi delle nuove generazioni di artisti perche’ sono quelli che possono rigenerare il settore: quindi diritti d’autore e diritti su quanto creato che arrivino fino all’ultimo euro anche all’ultimo artista emergente al suo primo live, per dire: se al centro non mettiamo loro, ma al contrario solo i big del settore, e lasciamo in mano la distribuzione digitale ai monopolisti mondiali, che, 
pochissimi pagano la filiera creativa musicale, si rischia di inaridire la pianta virtuosa della creatività"

Blogger: Negli ultimi anni ti sei avvicinato al liscio. Per quale motivo, cosa c’è di interessante?
GS: "Il Liscio e’ una grande musica popolare che merita una rivalutazione, come e’ accaduto per tanti altri balli popolari nel mondo. Meriterebbe anzi di diventare patrimonio dell’Unesco. Purtroppo negli ultimi 20 anni ha avuto uno stop totale, esclusi rarissimi casi, nell’ambito dell’innovazione creativa, appiattendosi su modelli di canzone italiana vintage e di balli internazionali, praticamente votandosi al suicidio. Con alcuni amici e grazie all’interesse della Regione Emilia-Romagna abbiamo ideato la Notte del Liscio, il numero zero l’ho realizzato a Gatteo nel 2015, che ha rilanciato alla grande il settore e fatto tornare un grande interesse da parte dei giovani. Il 15 giugno a Gatteo faremo una grande serata con Moreno Il Biondo e il Grande Evento e gli Extraliscio, mixandolo con tanti ospiti come il rapper Mondo Marcio, per dire."

FREAK ANTONI



Blogger: Hai promosso il premio Freak Antoni…un ricordo di Freak?






SKIANTOS
GS: "Dico una cosa sola: ha partecipato a tutte le edizioni del MEI, in tutti i ruoli. Con la festa dei 30 anni degli Skiantos, come cantante, come presentatore, come scrittore, come arbitro di calcetto e così via. Un amico gentilissimo, con una famiglia gentilissima di San Giovanni in Persiceto, che ho avuto l’onore di incontrare tantissime volte a Bologna, potendo ascoltare prima le sue perle musicali, come la bellissima canzone realizzata per il Festival di Sanremo, che purtroppo alla fine non fu accettata, ma che avrebbe ampiamente meritato. Un artista geniale, che meriterebbe uno speciale in prima serata sul Tg 3 ogni anno, come altri artisti musicali geniali, purtroppo troppo spesso troppo poco citati."

ON AIR: 
Banda Bassotti - Luna Rossa https://youtu.be/WAxQFOVq7lQ
Skiantos - Kinotto https://youtu.be/DQde-VM1re8








lunedì 13 maggio 2019

HANGING AROUND: THE NEW NEW YORK di MARCO VACCHI alla MAG di Ravenna

La personale di Marco Vacchi "The new New York" - organizzata dalla curatrice Alice Lonardi alla Magazzeno Art Gallery, nel distretto portuale di Ravenna - restituisce, mediante un percorso significativo ed emozionante, gli esiti del progetto triennale del fotografo ravennate intitolato "New York from the yellow cab", volto a catturare e restituire, mediante immagini in bianco e nero, l'espressione e lo stile della città più viva e "veloce", capace di contenere e mostrare tutte le sue diverse identità, in costante e mutevole gentrificazione. 
Marco Vacchi vive a New York: il suo studio si trova a Midtown - Manhattan; scatta più che altro portrait ed headshot, attori e attrici e i protagonisti della moda.




Lo contatto all'indomani della mia visita alla mostra...e, così, mi racconta il percorso espositivo.






M.V.: "Il progetto è nato a scopo di esercizio fotografico, volevo riuscire ad avere soggetti a fuoco anche se il taxi era in movimento, quindi provando vari setting della camera...all'inizio prendevo il taxi per andare al lavoro presto la mattina, quindi da bravo italiano, solitamente in ritardo...

...avendo sempre la camera con me, inizio proprio così, per voglia di approfondire la tecnica!
Poi mi ritrovai a un certo punto con tantissime fotografie fatte dal taxi, cominciai a fare selezione e mi accorsi che poteva essere interessante farne un progetto, l'uso della cornice del finestrino del cab, era come un vecchia pellicola, quindi si trattava di girare per la città, in cerca di attimi che avessero una narrativa da raccontare, ed essere pronti a catturare l'essenza del momento!
Da allora son passati ora 4 anni, l'anno scorso ho pubblicato la prima edizione del libro, solamente 200 copie, tutto il profit è andato a ASPCA!...


...In occasione della mia prima personale in Italia, ho appena stampato la seconda edizione, con più fotografie, con l'aiuto della curatrice della mostra, Alice Lonardi, che ha inserito una bellissima introduzione, e fantastici poems di letteratura americana, da Thomas J. Elliot a Walt Whitman...


Sul suo percorso professionale, aggiunge "...prima di trasferirmi negli States viaggiavo parecchio, sono stato diverse volte in south east Asia, in Brasile e un po’ in tutta Europa; ogni volta che tornavo la mia step mother mi faceva complimenti per le belle foto, al punto che al ritorno da un viaggio mi spinse a provare a diventare un fotografo!
Una volta arrivato a New York, con l'intento di approfondire fotografia e cinema, ebbi l'enorme fortuna di incontrare due grandissimi della fotografia di moda, una sera in pizzeria, Alan Gelati e Michele Civelli!
Iniziai a fare l'assistente fotografo, Gelati era in città solo per un weekend, uno shooting per Marie Claire, con Irina Shayk, assistevo questi due maestri con luci e props!...


...Civelli è stata la persona che mi ha insegnato tutto quello che so su fotografia, l'ho assistito per anni, grazie a lui ho avuto l'immenso piacere di conoscere e lavorare per Gianluca Fellini, un grandissimo amico... ho assistito tanti nomi della moda, l'ultimo con cui ho lavorato, una persona fantastica, Alexi Lubomirski, il fotografo del royal wedding e tantissime altre celebrity!
Una persona eccezionale come pochi si incontrano, nonché, un grandissimo maestro di composizione fotografica!"


La personale di Marco Vacchi sarà visitabile fino al 5 giugno.

Imperdibile...


Magazzeno Art Gallery, Ravenna, Via Magazzini Posteriori n.37 



On air: NY State of Mind-NAS https://youtu.be/hI8A14Qcv68